Alessandro Cannavale / Quando Gramsci scriveva di Questione meridionale, soprattutto negli
anni della sua prigionia, aveva già ben chiaro che la risoluzione del dramma
dei divari nel paese non potesse derubricarsi a mero affaire locale. Nelle sue
parole si legge chiaramente la consapevolezza del fatto che il processo
risorgimentale si era risolto con un bilancio in rosso (in termini di finanza e
di sangue versato) per il Sud.
Tuttavia, l’intellettuale sardo non commise mai l’errore
banale di propugnare soluzioni che mettessero a soqquadro il paese, aizzando
banalmente una sua parte contro l’altra, sciacallando sulle contingenze
socioeconomiche passeggere. Insomma, Gramsci evitò del tutto quei sottoprodotti
politici secessionisti di vario segno, presentando, invece, elementi di
pensiero ed analisi tuttora preziosi.