
Già nel dicembre 1917, dinanzi alla proposta di una
“Associazione di cultura” emersa nella sezione torinese del Partito socialista,
Gramsci osservava: “Una delle più gravi lacune dell’attività nostra è questa:
noi aspettiamo l’attualità per discutere dei problemi e per fissare le
direttive della nostra azione”, il che fa sì che non tutti si impadroniscano
“dei termini esatti delle questioni”, cosa che provoca “sbandamenti”,
disorientamento, “beghe interne”.