
Federico Sanna |
Antonio Gramsci (1891-1937) è stato uno degli esponenti più importanti
del panorama politico e culturale del Novecento. Il suo ruolo, come
intellettuale e politico, nella fondazione del Partito comunista italiano
(1921) e del giornale l’Unità (1924) rappresenta il contributo fondamentale
allo sviluppo del discorso marxista in Italia. La rielaborazione del Marxismo,
adattato alla situazione politica ed economica italiana, trova riscontro
pratico nel concetto di “guerra di posizione” che, al contrario di quanto
avvenuto in Russia nel 1917, sarebbe dovuto essere un processo rivoluzionario
lento e non dirompente. La sconfitta del capitalismo e l’affermazione del
proletariato come classe dirigente è un tema centrale.
L’ostilità nei confronti del Fascismo caratterizza l’impegno
parlamentare, ed extraparlamentare, di Gramsci, che ne condanna la natura
reazionaria e antiproletaria. Il Fascismo è espressione della crisi della
borghesia, negli anni successivi alla Prima guerra mondiale, e dei suoi
interessi. Una piccola borghesia che stringe alleanze con il mondo industriale
e agrario. Nel 1927, Gramsci, accusato di attività cospirativa, viene
condannato a 40 anni di reclusione. Nel carcere di Turi, presso Bari, scrive i Quaderni
del carcere. Trasferito per problemi di salute, muore nella clinica di
Quisisana nel 1937.
I “Quaderni”
Quaderni del carcere raccolgono riflessioni, appunti e note che Gramsci scrive nel periodo di detenzione. Il titolo è una scelta editoriale: l’essenza frammentaria e discontinua indica un’opera che non era destinata alla pubblicazione. Dal 1929 al 1935 Gramsci compila 33 quaderni, in cui sono contenute meditazioni su argomenti politici, economici, culturali e linguistici. Il limite è imposto dall’isolamento: la negazione dell’accesso a fonti e libri rivela il carattere incompiuto dell’opera. Ma non c’è una resa nei confronti di questa impossibilità, l’impegno e lo sforzo intellettuale di Gramsci rivelano la necessità di dare una sistemazione a pensiero e argomentazioni.
Esistono due edizioni dei Quaderni. L’edizione curata da Palmiro Togliatti e Felice Platone,
pubblicata in sei volumi, tra il 1948 e il 1951, ordina i quaderni secondo uno
schema tematico: Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, Gli
intellettuali e l’organizzazione della cultura, Il Risorgimento, Note sul
Machiavelli, sulla politica e sullo Stato moderno, Letteratura e vita
nazionale, Passato e presente. L’edizione critica, curata da Valentino
Gerratana, costituisce un lavoro filologico più accurato e approfondito e tenta
di rispettare la struttura incompleta e irregolare dell’opera, tenendo conto
anche della sequenza cronologica.
Egemonia e
rivoluzione passiva
La concezione gramsciana della Storia rompe con la
tradizione marxista e rifiuta le teorie dell’idealismo di Benedetto Croce. La
Storia non è interpretata in termini finalistici, per cui gli eventi hanno una
direzione che porta a una conclusione prestabilita e necessaria, ma è un campo
aperto in cui forze contrapposte si contrastano e tentano di prevalere, sono
equilibri in divenire.
In questo contesto si inserisce il concetto di egemonia,
intesa come direzione culturale e acquisizione del consenso attraverso la
persuasione. Da qui la differenza rispetto all’idea di dominio, in cui il dato
della forza è determinante. L’obiettivo egemonico di una classe sociale non è
solo l’adesione di tutti i gruppi e la creazione di un modello condiviso, ma
anche il cambiamento della concezione del mondo. La classe divenuta dirigente
esercita il controllo attraverso gli intellettuali e indica la direzione.
Struttura e sovrastruttura devono coincidere: all’unità ideologica deve
corrispondere un’eguale risultato economico.
L’analisi storica dell’Ottocento e dei primi anni del
Novecento rappresenta lo sforzo di Gramsci di comprendere il presente. La
rivoluzione passiva è un cambiamento della situazione culturale, sociale ed
economica operata dalle classi dominanti e imposto agli altri gruppi. Se negli
Stati Uniti il fordismo, in campo economico, e l’americanismo, in campo
culturale, sono stati un esempio di rivoluzione passiva, con l’idea della
razionalizzazione del lavoro e del progresso capitalista, in Italia il Fascismo
ha cercato di riaffermare la borghesia come classe dominante con una manovra
dall’alto. La rivoluzione del proletariato ha il compito di concludere ciò che
il Risorgimento ha lasciato incompiuto.
Gli intellettuali e la cultura
L’intellettuale, garante dell’ideologia, è determinante
nella dialettica dello scontro tra classi: l’egemonia è la vittoria culturale
di una porzione sociale, diretta e organizzata dal lavoro dell’intellettuale.
Il Fascismo, pur contando su ideologi e pensatori, ha fallito nella pretesa di
imporre una cultura originale e compatta. La cultura fascista si riduce a una
commistione di suggestioni filosofiche e politiche che fanno riferimento
all’idealismo di Gentile, alle teorie di Nietzsche, alle immagini mitiche di
D’Annunzio. Il Fascismo è un dominio repressivo, non produce mutamenti dal
basso, ma l’annullamento violento della contesa culturale.
Gramsci si occupa del problema della Cultura: critica l’idea
tradizionale dell’autonomia, rispetto a collettività e questioni di sociali ed
economiche, e dell’intellettuale, che si trasforma in strumento delle classi
dominanti. Denuncia l’assenza, o la scomparsa, di una letteratura
nazional-popolare (ripresa dal Neorealismo italiano) che faccia emergere le
problematiche delle masse. Solleva la questione linguistica, esaminando la
relazione tra lingua e letteratura, tra intellettuali e classi dominanti.
I Quaderni del carcere
si configurano come la visione panoramica di Gramsci. Il presente è il
risultato di movimenti sviluppati da lontano: lo studio della Storia italiana e
del Risorgimento precede le considerazioni sul presente. Del resto, la
formazione del progetto politico di Gramsci dipende da un’accurata e completa
elaborazione teorica. Il giudizio sul Fascismo e la conoscenza dei suoi
meccanismi dipendono da una comprensione del passato. La liberazione è
necessaria, ma il problema è risolto solo in parte.
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