- A proposito di Fabio Vander ‘Caporetto e il Novecento. Offensivismo e "guerra di posizione" nel pensiero strategico e politico | Italia contemporanea’, n. 268-269, dicembre 2012, pp. 472-496
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Imagen: Gen. Giulio Douhet |
Il saggio contiene una rilettura della battaglia di Caporetto, da un
punto di vista originale: quello delle novità strategiche emerse in
quell’episodio fondamentale della prima guerra mondiale. Centrale nell’articolo
è la figura di Giulio Douhet, che denunciò in occasione di Caporetto proprio il
fallimento della strategia offensivista di Cadorna e l’affermarsi invece della
"guerra di posizione" come modalità prevalente della guerra
novecentesca. La tesi che ormai la guerra era "totale" - non
riguardava cioè più solo la "tecnica" militare, ma coinvolgeva
integralmente, dal punto di vista materiale e morale, tutte le parti in lotta -
è qui ricostruita nel dibattito italiano. Da una parte Douhet, che declinò in
termini totalitari, aderendo al fascismo, il motivo dell’indistinto
politico-militare; dall’altra Gramsci, che con i concetti di "guerra di
posizione" e "cadornismo politico" cercò di trarre dalle novità
della prima guerra mondiale, conseguenze politiche capitali, segnatamente in
ordine a una "rivoluzione" che non fosse più quella "di
movimento" dell’Ottobre bolscevico.
Douhet ‹du-è›, Giulio. - Generale italiano (Caserta 1869 - Roma 1930). Ufficiale d'artiglieria, poi di Stato maggiore; dal 1912 al 1915 comandò il primo battaglione di aviatori costituito in Italia; colonnello nel 1917, scrisse due memoriali sulla condotta della guerra in atto; poiché le sue opinioni si rivelarono in più punti contrastanti con quelle del comando supremo, il D. lasciò il servizio attivo. Fra gli scritti: Difesa nazionale. Diario critico della guerra (1923); Sintesi critica della grande guerra. Probabili aspetti della guerra futura (1928), raccolti nel volume Le profezie di Cassandra (post., 1931). Nella sua opera più significativa, Il dominio dell'aria (1921), sostenne la necessità di potenziare l'arma aerea rispetto all'esercito e alla marina, in vista dell'assoluta preponderanza che essa avrebbe assunto nelle guerre future. (Treccani)
Si veda inoltre: Dizionario Biográfico | Enciclopedia Treccani: Giulio Douhet
Una valutazione di questa nuova dottrina della guerra aerea
va in primo luogo ricondotta alle vivaci polemiche del dopoguerra: il D. non
era il solo a esaltare il ruolo dell'aviazione in reazione al conservatorismo
degli stati maggiori, ma nessuno dei sostenitori della modernizzazione delle
forze armate aveva la sua forza di lucido ragionamento e la sua capacità di
portare all'estremo le proprie convinzioni, senza riguardo per gli interessi
costituiti e per le altre esperienze scaturite dalla grande guerra. La
battaglia per l'indipendenza dell'aeronautica e la rivendicazione delle sue
straordinarie possibilità erano indubbiamente fondate e per molti aspetti
profetiche; ma il ruolo di geniale anticipatore e precursore del D. non deve
far dimenticare la sua insufficiente valutazione dei problemi tecnici (il
progresso aeronautico era ancora ben lontano dal garantire la potenzialità di distruzione
ipotizzata) e l'unilateralità della sua dottrina, che trascurava tutti gli
altri elementi della guerra moderna, dallo sviluppo degli armamenti di terra e
di mare alla straordinaria capacità di Stati e popolazioni di resistere agli
effetti dei bombardamenti aerei, come il secondo conflitto mondiale avrebbe
evidenziato.
[...] due punti sono da mettere in evidenza: che il D. è
il primo teorico militare italiano di fama internazionale dopo Machiavelli e
che la sua dottrina della guerra aerea non può essere considerata in astratto
senza forzature, ma deve essere rapportata al periodo in cui venne formulata,
nelle geniali anticipazioni sulle possibilità dell'aviazione come nei limiti
tecnici e politici caratteristici del suo tempo. (Giorgio Rochat)